Quattro impiccati in Piazza del Popolo

Bompiani, Milano, 1973, pp. 150

Quattro impiccati in Piazza del Popolo? Bivacchi in Piazza Navona? Un Presidente della Repubblica decapitato il giorno del suo insediamento? Il Sud tutto fascista? Sacche di resistenza in Emilia-Romagna? Confuse convulsioni politico-sociali a Milano? Certo: i Grandi Speculatori dell’industria, dell’edilizia, dell’agricoltura e della distribuzione, la massa di manovra costituita dai ceti medi più o meno improduttivi e dalla piccola borghesia coi suoi rigurgiti di paura e di aggressività, i Proprietari e i Commercianti, i Professionisti e i Parassiti, i Corpi separati dello Stato hanno finalmente deciso di salvare il Paese in agonia, di uscire dallo “stato di fatalità”, di ripristinare la “salute pubblica”. Un giornalista americano ora sbronzo e ora scimunito percorre quest’Italia sconvolta, trionfalistica e degradata, ne riferisce ai suoi lettori e ne rivela quel paradosso nascosto che solo i ciechi non riescono a vedere. Eppure, si dirà il lettore onesto, privo di pregiudizi e bene informato, in questo Paese le istituzioni democratiche sono garantite, l’antifascismo è costituzionale, la Giustizia funziona, i problemi politici e sociali non giustificano preoccupazioni e allarmismi. Siamo in buone mani. Perché disturbare il manovratore? Ma c’è una risposta: sono tempi tristi, questi, che vedono la fantasia di uno scrittore trascurare le favole, le tristi infanzie, gli scoloriti amori per scatenarsi in vaneggiamenti politici, in farneticazioni eversive, in suggestioni violente. Sarà un caso?
(dalla quarta di copertina)

 

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