Il gioco delle lettere di piombo.

La vita spesso ci sorprende con l'irrompere del tempo a cui siamo costretti, nostro malgrado, a dar conto. Ed è così che ci ha sorpreso la scomparsa di Giuseppe D'Agata, per gli amici che hanno avuto il regalo di conoscerlo e frequentarlo, Pippo.

Questo sito viene pubblicato oggi, in anticipo sui tempi previsti e in una versione temporanea, nel tentativo di colmare un vuoto e far fronte allo shock seguito alla notizia della sua morte, una morte improvvisa e inaspettata. Il sito, come altri progetti ed idee comuni, era un progetto a cui stavamo lavorando da alcuni mesi e a cui Pippo – persona curiosa e sempre pronta alle novità, nonostante gli anni – si era subito entusiasmato. Avrebbe avuto il compito di raccogliere e pubblicare il racconto di una vita intensa, seppur schiva di protagonismi, facendo il punto sull'opera di un protagonista della scena culturale italiana e sulla sua intensa esperienza umana. Per Pippo un momento importante perché gli avrebbe consentito di superare l'atavica timidezza per metterlo in contatto diretto coi tanti che, spesso, si chiedevano che fine avesse fatto l'autore de Il medico della mutua o de Il segno del comando.

Pur refrattario a mettersi in mostra era emozionato all'idea di rompere l'esilio privato a cui da anni si era abituato nella sua Bologna, la città che lo aveva visto nascere e crescere e che lo aveva riabbracciato ed accolto, riportandolo a vita, nel momento in cui, a causa di una grave malattia, aveva pensato ai suoi ultimi giorni.

Un episodio raccontato la prima la volta che ci sentimmo al telefono per fissare il nostro primo incontro che, immediatamente, mi porta alla mente il vecchio e saggio capo indiano Dan George nel finale del film di Arthur Penn Piccolo grande uomo. Come il capo Dan George, Pippo era sopravvissuto e, da persona dotata d'ironia amara e di saggezza semplice, aveva deciso di restare là dove la vita lo aveva riportato. Un isolamento volontario che, pur non nascondendo l'amarezza per i colpi incassati e i torti subiti nella vita e nella professione, non fu mai sconfitta.

Persona coerente contro ogni limite, Pippo, come tutti gli uomini che credono nella vita e nelle idee, aveva sempre rifiutato l'idea di arrendersi all'ostilità di un ambiente via via sempre più conformista che mal sopportava l'individualismo fuori coro. Per questo e per altri motivi, nonostante il rapido successo di critica e pubblico de Il medico della mutua o l'enorme successo popolare de Il segno del comando, a Pippo non fu mai tributato il dovuto riconoscimento artistico e professionale. Un torto vissuto senza lamenti e che rafforzo sempre più il suo individualismo fiero e la sua voglia di continuare a sperimentare, in solitudine, nuovi linguaggi e percorsi. Ne è prova I passi sulla testa, suo ultimo lavoro pubblicato da Bompiani nel 2007, piccolo capolavoro di modernità narrativa dotato di una scrittura che lascia il segno. 

Al pari della difficoltà che si incontra nel voler spiegare a qualcuno mai stato nel luogo ove era un bosco, il vuoto causato dalla scomparsa di quegli alberi verdi e fieri, è difficile spiegare il vuoto lasciato da Pippo. Ci proveremo, nel tentativo di ricordare e far conoscere l'uomo e lo scrittore, quel ragazzo, figlio di un tipografo, affascinato dal gioco delle lettere di piombo.

Angelo S. Draicchio